Cookie

TRATTAMENTO CONSERVATIVO NELLA SINDROME DA CONFLITTO SOTTOACROMIALE

La chiave per un trattamento efficace del conflitto sottoacromiale si basa sulla definizione della causa dei sintomi di conflitto, se siano primari o secondari alle relazioni patologiche tra arco coraco-acromiale e cuffia dei rotatori. Questo fattore diventa più critico quando il trattamento conservativo fallisce ed è indicato un intervento chirurgico, perché le procedure chirurgiche per queste due entità sono del tutto diverse.

Per un conflitto primario il trattamento chirurgico comprende l’allargamento del tragitto sottoacromiale per mezzo di una decompressione sottoacromiale (acromioplastica). Il trattamento chirurgico per un conflitto secondario è volto all’eziologia dei sintomi.

Ad esempio, se i sintomi di conflitto sono secondari a un’instabilità anteriore della GO, il trattamento chirurgico consiste in una stabilizzazione anteriore, non nell’acromioplastica.

Eseguire un’acromioplastica in questa situazione può produrre vantaggi a breve termine, ma quando le attività che scatenano il problema vengono riprese, i sintomi di instabilità persistono.

Trattamento conservativo

Il trattamento conservativo è molto efficace e comprende una combinazione di modalità terapeutiche che include farmaci antinfiammatori e un programma riabilitativo ben organizzato. In generale, i protocolli completi di riabilitazione per il conflitto primario e secondario sono simili e seguono il programma di riabilitazione postoperatoria per i pazienti che hanno subito una decompressione sottoacromiale con una cuffia dei rotatori normale.

Obiettivi iniziali del processo sono la scomparsa del dolore e il recupero del movimento. Insieme a farmaci per via orale, un’utilizzazione giudiziosa di corticosteroidi può servire a controllare il disagio negli stadi acuti del processo infiammatorio.

Nel controllo del dolore possono essere efficaci anche modalità come la crioterapia e gli ultrasuoni. Ridurre il dolore consente inoltre di compiere progressi nella mobilità e nella forza muscolare. Poiché la cuffia dei rotatori è intatta, gli esercizi per il ROM possono essere sia passivi sia attivi.

All’inizio vengono effettuati al di sotto di 90° di abduzione per evitare il conflitto della cuffia. A mano a mano che i sintomi migliorano, si aumenta l’ampiezza del ROM.

Gli esercizi di rinforzo cominciano con l’arto al fianco. Il programma ha inizio con esercizi in catena chiusa: gli esercizi in catena aperta vengono avviati quando gli esercizi in catena chiusa vengono eseguiti senza che si aggravino i dolori alla spalla. Questi esercizi servono a recuperare la capacità della cuffia dei rotatori di deprimere e stabilizzare la testa dell’omero, il che determina un graduale aumento dello spazio sottoacromiale. Nei pazienti con conflitto secondario,

il rinforzo ha inizio con l’arto rilasciato al fianco per evitare le posizioni che provocano sintomi di instabilità, come un’abduzione combinata con una rotazione esterna. Quando gli stabilizzatori rispondono al programma di rinforzo, si possono aggiungere esercizi a un grado più elevato di abduzione. In generale, non si ricerca precocemente il rinforzo del deltoide nel programma di rieducazione per evitare un aumento sproporzionato delle forze dirette verso l’alto sull’omero.

Gli esercizi di stabilizzazione della scapola sono importanti per i pazienti con conflitto primario e secondario.

La scapola offre la base dalla quale partono i muscoli della cuffia. Per un funzionamento corretto della cuffia e un posizionamento corretto dell’arco coracoacromiale viene richiesto un movimento reciproco tra GO e scapolotoracica.

Un movimento anormale della scapola o una discinesia possono essere trattati con un programma di taping (con cerotti) della scapola, come parte di un regime di esercizi. Il taping della scapola può migliorare la biomeccanica della scapolomerale e della scapolotoracica, contribuendo ad alleviare la sintomatologia del paziente.

Storicamente, il trattamento conservativo veniva considerato fallito se non si aveva miglioramento dopo un anno di trattamento appropriato. Oggigiorno, il trattamento conservativo va considerato fallito quando il paziente non mostra miglioramenti entro 3 mesi di un programma comprensivo coordinato medico e riabilitativo. Inoltre, dopo 6 mesi di trattamento conservativo appropriato, la maggior parte dei pazienti ha raggiunto il massimo miglioramento possibile con il programma conservativo. Un trattamento fallito o un plateau nel recupero a un livello insufficiente di funzionalità è un’indicazione all’intervento chirurgico.

Tratto da “LA RIABILITAZIONE IN ORTOPEDIA”

 Autore:  di S. Brent Brotzman (Autore), Robert C. Manske (Autore).

 

Condividi

Carrello